Ormai non è più una novità. Dopo avere battuto il Milan, la Juventus e l’Inter, il Sassuolo si mette in evidenza come squadra ammazza grandi. E non sia irriverente per certi aspetti la somiglianza con il Tiki Taka del Barcellona, quello di Pep Guardiola, Messi, Xavi, Iniesta and company, perché l’idea di calcio moderno espresso dal credo di Dionisi si avvicina molto a quel “massimo due tocchi” e piccoli passaggi ravvicinati per avere superiorità numerica e maggior possesso palla. Ma andiamo ad analizzare la partita negli aspetti più approfonditi che riguardano appunto l’Inter e il Sassuolo.
Inter – La squadra di Simone Inzaghi, dopo il turno settimanale di Champions che ha visto l’Inter essere sconfitta dal Liverpool, si è presentata in campionato contro il Sassuolo con il classico 3–5-2 formato da Handanovic, Skriniar, De Vrij, Dimarco, Darmian, Gagliardini, Barella, Calhanoglu, Perisic, Sanchez e Lautaro. Diciamo subito che la mancanza di Brozovic per squalifica, ha sicuramente penalizzato la forza di questa Inter che si basa molto sulle trame di un centrocampo di ottima qualità tecnica. Tuttavia, pur riconoscendo l’inadeguatezza di un Calhanoglu, Barella e Perisic che più di ogni altro hanno avvertito la mancanza del play maker davanti alla difesa capace di fare ordine e fare ripartire la squadra, i nerazzurri di Inzaghi (cui questa volta non possiamo addebitargli di avere sbagliato i cambi) sono apparsi stanchi, molto confusi e incapaci di reagire dopo il primo e anche il secondo gol del Sassuolo. Poi – puntualizzazione necessaria – c’è da dire che esiste un caso Lautaro, il quale sembra avere smarrito da troppo tempo la sua confidenza con il gol. Palpabile la sua difficoltà, soprattutto in coppia con Sanchez, giocatore veloce ma di piccola statura, che non è in grado di scardinare le più arcigne difese avversarie. E neanche l’ingresso di Dzeko con Dumfries ha fatto migliorare la situazione che, nonostante le tre punte schierate e l’esterno d’attacco di sinistra voluto da Inzaghi, hanno migliorato la situazione per un’Inter apparsa subito da “notte fonda”. C’è poi il problema di Handanovic, un portiere che non dà più la sicurezza di un tempo, prova ne è che, secondo noi, sul primo gol del Sassuolo avrebbe potuto fare meglio di quanto ha fatto sul non irresistibile tiro di Raspadori. Dunque, a conti fatti, questo turno casalingo dell’Inter che avrebbe potuto superare in classifica il Milan, si è dimostrato quanto meno da rivedere sulla questione di forma fisica e mentale dei giocatori di Inzaghi che, col senno di poi e viste le gravi lacune apportate dall’assenza di Brozovic, ha sottovalutato l’importanza di tenere nella propria rosa Stefano Sensi, l’unico in grado di sostituire con intelligenza tattica e geometrie di gioco, proprio il croato.
Sassuolo – E veniamo alla purezza e la grande bellezza del calcio espresso da Dionisi e dal suo Sassuolo. Un 4 -2-3-1 che comprende Consigli, Muldur, Chiriches, Ayhan, Kyriakopoulos, Frattesi, Lopez, Berardi, Raspadori, Traore, Scamacca. Tranne Berardi, Rapadori, Scamacca e il portiere Consigli, gli altri, di primo acchito, potrebbero sembrare nomi quasi insignificanti. Eppure, visti sul campo a manovrare trame di gioco di sorprendente fluidità, ci sembra di avere a che fare con una squadra compatta, precisa nello sviluppo di una manovra a non perdere palla e, soprattutto, mai farsi prendere dal panico di calciare inopinatamente un pallone destinato agli avversari per la fretta e ansia di sbarazzarsene al più presto. Riteniamo che tutto ciò sia il frutto di un calcio moderno con mentalità offensiva apportata da mister Dionisi, un tecnico che, a nostro avviso, farebbe comodo a società più importanti e desiderose di iniziare un percorso di consapevole voglia di cambio generazionale destinato al successo, anche in campo internazionale. Sì, perché il calcio espresso da questo Sassuolo perennemente schierato alto nel suo baricentro, dimostra il coraggio di un calcio mai sparagnino con la forza d’urto che si compenetra nel pensiero di un gioco essenziale nella corsa, nella forza fisica, nell’intendimento di squadra e nella conseguente lucidità di tiro in area di rigore. Per fare tutto questo c’è bisogno dell’apporto di tutti i componenti della squadra, capaci di intendere la propria disponibilità per il bene di tutti. Ecco, secondo noi il segreto della squadra di Dionisi sta proprio nell’umiltà di sviluppare un gioco semplice fatto di piccoli passaggi a iniziare dalla difesa che, per non perdere palla, deve essenzialmente appoggiarla al compagno più vicino. Insomma, quel famoso Tiki Taka a cui facevamo cenno pocanzi. Dunque, la piacevolezza del calcio inteso come segno altruistico di passione e divertimento espresso dai giocatori in campo, si identifica non solo per sé stessi ma anche per chi ne fruisce.
Salvino Cavallaro